SACERDOTI STRANIERI STUDENTI DELLA LINGUA ITALIANA

ANDREA

COMUNITÀ SALESIANA

Durante l’estate la comunità salesiana di Perugia è solita ospitare alcuni sacerdoti stranieri che studiano l’italiano all’Università per Stranieri di Perugia. Di seguito riportiamo l’intervista fatta a don Andrea, ospite della comunità salesiana dal 1 luglio al 1 settembre.

Come ti chiami e da dove vieni?
Mi chiamo don Andrea, in coreano ‘Sangcheon Min’, e sono venuto in Italia da Cheongju, una città della Corea del Sud.

Perché hai deciso di diventare sacerdote?
Quando ero bambino andavo spesso in parrocchia con la mia famiglia per partecipare alla Messa. Lì giocavo con i miei amici, quindi la Chiesa era un posto a me familiare. Crescendo ho iniziato ad avere un sogno, quello di diventare sacerdote, perché mi sembrava che quando li incontravo la loro vita fosse colma di felicità. Un sacerdote deve vivere con persone diverse, dai bambini agli anziani, deve insegnare il modo per raggiungere la felicità vera e deve celebrare la Messa per ringraziare Dio, per cui mi è sembrata una vita significativa e affascinante che ho poi deciso di abbracciare. Veramente prima di tutto, Dio mi ha chiamato come un servo del Signore e io ho risposto volentieri con il tutto il cuore ‘sì’.

Quale è la situazione della Chiesa nella Corea del Sud?
Fino all’anno duemila la Chiesa nella Corea del Sud era in costante crescita. Recentemente, però, sta attraversando un periodo difficile per problemi sociali e religiosi e i giovani si stanno allontanando dalla Chiesa. Sembra che molti di essi non abbiano più bisogno dell’insegnamento della Chiesa, e il Covid-19 sta accelerando questo fenomeno. Ma non possiamo rinunciare a loro, stiamo facendo tentativi diversi, come ad esempio le catechesi su YouTube per giovani, parlando la lingua dei giovani.

Perché ti trovi in Italia e cosa farai in futuro?
Sono venuto in Italia per studiare il diritto canonico. Dopo essermi laureato ritornerò in Corea e lavorerò nella mia diocesi come sacerdote e canonista.

Come ti trovi a Perugia?
Il mio impegno principale è lo studio della lingua italiana. Mi sto applicando seriamente perché tra due mesi inizierò l’università. Nelle pause dallo studio faccio qualche passeggiata e mi rilasso ammirando la bellissima città di Perugia.

È il cibo italiano? Quale è il tuo cibo italiano preferito?
Il cibo italiano è buonissimo. Mi piace soprattutto la pasta per i suoi vari tipi e gusti diversi.

Quale è la parte più difficile della lingua italiana?
Per prima cosa, l’italiano è difficile perché la posizione delle parole nella frase, soprattutto l’ordine dei verbi, è opposta a quella del coreano. Questo significa che la struttura del pensiero, del parlare, dell’ascoltare e della comprensione è opposta. In italiano il verbo si mette all’inizio della frase, invece in coreano questo va alla fine della frase. Ad esempio la frase: “Mangio una grande mela rossa” è espressa in coreano in questo modo: “Io una grande rossa mela mangio”. Inoltre è difficile esprimere correttamente le sensazioni per le quali esistono parole in coreano e non in italiano. Se si traduce letteralmente il coreano diventa una frase strana, quindi uso espressioni semplici come un bambino. Per ultima cosa, non è facile memorizzare le numerose coniugazioni.

Come prete diocesano come trovi la vita di comunità?
Nella comunità salesiana mi trovo molto bene. È una comunità al contempo di amicizia e servizio in cui si prega, si lavora, si mangia e si vive insieme. Per i salesiani è importante rivolgersi soprattutto ai giovani, a tutti i giovani e di tutte le religioni perché non c’è limite all’amore per i giovani. Normalmente un prete diocesano è portato a pensare solo alla parrocchia a cui appartiene, ora comprendo quanto sia importante rivolgere il nostro sguardo al di fuori dei confini della comunità parrocchiale.

Quindi, per tutta questa preziosa esperienza vorrei ringraziare in primis Dio e tutta la comunità salesiana.

Perugia, 4 agosto 2021